Una delle squadre più famose al mondo è fallita, per un addio che è stato per sempre o almeno così si pensava. La storia è davvero incredibile.
Da rimanere senza fiato questo epilogo per uno dei club più titolati della storia.
Andiamo a vedere cosa è successo loro.
Le aspettative altissime
Alla vigilia della stagione NBA 2012-2013, le aspettative intorno ai Los Angeles Lakers erano alle stelle. Citazioni da testate autorevoli come il New York Times e ESPN parlavano di uno dei quintetti più talentuosi della storia dell’NBA, con previsioni che non solo li vedevano vincere il titolo ma farlo stabilendo nuovi record. Queste previsioni si basavano su una squadra che aveva dominato nel 2010 sotto la guida di Phil Jackson e che sembrava pronta a tornare al successo dopo una trasformazione iniziata nella stagione precedente.
La trasformazione dei Lakers aveva preso forma con l’arrivo di giocatori chiave come Steve Nash, proveniente dai Phoenix Suns, e Dwight Howard dagli Orlando Magic in scambi che avevano coinvolto diverse squadre e giocatori. Nash, nonostante i suoi 38 anni e problemi alla schiena, era visto come un upgrade significativo per la squadra. Howard arrivava con il titolo di miglior difensore dell’anno e miglior rimbalzista per diversi anni consecutivi, sebbene ci fossero dubbi sulla sua ripresa fisica dopo un infortunio.
L’inizio della fine: problemi tattici ed esonero precoce
La stagione non iniziò bene per i Lakers, con un record negativo che portò all’esonero immediato dell’allora allenatore Mike Brown. La sua sostituzione con Mike D’Antoni fu vista come una rivoluzione tattica data la preferenza di quest’ultimo per un gioco veloce rispetto alla Princeton offense voluta da Brown. Tuttavia, l’integrazione tra i giocatori chiave si rivelò problematica fin dall’inizio.
Gli infortuni furono uno dei fattori principali del fallimento dei Lakers quella stagione. Giocatori chiave come Pau Gasol, Steve Nash e lo stesso Dwight Howard subirono vari problemi fisici che limitarono significativamente le loro prestazioni e presenze in campo.
Oltre agli ostacoli fisici vi erano evidenti tensioni interne tra le stelle della squadra. Kobe Bryant era il leader indiscusso ma trovò difficoltà a dividere la scena con Dwight Howard; entrambi desideravano essere i punti focali offensivi della squadra creando attriti sia dentro sia fuori dal campo.
Il crollo finale: playoff amari
Nonostante tutti questi problemi i Lakers riuscirono a qualificarsi ai playoff grazie a una serie di prestazioni eccezionali da parte di Kobe Bryant prima del suo devastante infortunio al tendine d’Achille verso la fine della stagione regolare. Tuttavia, furono eliminati al primo turno dai San Antonio Spurs completando così uno degli anni più deludenti nella storia recente della franchigia.
Le ripercussioni del fallimentare tentativo di costruire un “Dream Team” furono sentite per diverse stagioni successive. Dwight Howard lasciò la squadra nell’estate seguente mentre Kobe Bryant affrontò lunghi periodi di recupero dagli infortuni subiti quella stagione riducendo drasticamente le sue apparizioni nei giochi successivi fino al ritiro nel 2016.
Steve Nash annunciò il suo ritiro dal basket professionistico poco tempo dopo a causa dei continui problemi di salute.
Il disastroso record ottenuto pose fine alle speranze playoff già a marzo dell’anno seguente segnando così l’inizio di quello che sarebbe diventato uno dei periodipiù buii nella storia gloriosa dei Los Angeles Lakers.