Lui è il più grande di sempre, ma sapete qual è il vero motivo? Nessuno se l’aspetta, ma sicuramente ha avuto un impatto straordinario sulla storia dello sport.
La sua qualità è evidente a tutto, ma questo non può bastare perché serve sempre qualcosa in più anche a livello mentale per ottenere questi risultati.
Leggiamo ora la storia di una vera e propria leggenda.
Il preludio di una leggendaria prestazione
Seduto in panchina, con un bicchiere tra le mani, Michael Jordan fissa il parquet. Non sappiamo cosa gli passi per la mente in quel momento: riflessioni, dubbi o semplicemente la presa di coscienza di non essere al meglio per partecipare alla partita più importante della stagione 96-97? La sua immobilità e lo sguardo basso potrebbero far pensare a un momento di debolezza, ma chi conosce Jordan sa che ogni sfida lo rende solo più forte. L’annuncio dei quintetti da parte dello speaker del Delta Center rompe il silenzio: Ron Harper, Scottie Pippen, Dennis Rodman e Luke Longley sono pronti a scendere in campo per i Chicago Bulls. Ma è l’annuncio del numero 23 che scatena l’entusiasmo dei tifosi degli Utah Jazz. Le Finals del 1997 sono in bilico sul 2 a 2 e tutto può ancora succedere.
La vigilia di gara 5 si rivela cruciale. I Chicago Bulls si trovano spalle al muro dopo aver perso gara 4 e consegnato agli avversari una vittoria che sembrava già loro. Una serie di eventi sfortunati, tra cui l’errore nell’integrazione alimentare che porta alcuni giocatori a soffrire di crampi allo stomaco, sembra pregiudicare le condizioni fisiche della squadra e soprattutto quelle di Jordan. Ma è la notte tra il 10 e l’11 giugno del 1997 a entrare nella storia come “Flu Game”, una delle performance più memorabili dell’intera carriera di MJ.
La versione ufficiale raccontata da Tim Grover, preparatore personale di MJ, parla di una pizza ordinata in hotel come causa dell’intossicazione alimentare che colpisce Jordan nelle ore precedenti la partita. Cinque persone alla porta per consegnare una semplice pizza appaiono subito sospette a Grover ma non a Michael, che consuma l’intero pasto da solo. Le ore successive vedono Jordan combattere contro dolori atroci allo stomaco; tuttavia, emergono anche altre teorie riguardanti quella notte fatidica.
Craig Fite, colui che ha consegnato personalmente la pizza conferma anni dopo la sua innocuità; ingredienti freschi senza alcuna manipolazione volta ad avvelenare il cestista dei Bulls. Questa testimonianza aggiunge ulteriori dettagli alla narrazione degli eventi, ma lascia comunque aperti diversi interrogativi sulla reale causa del malessere.
Una prestazione indimenticabile
Nonostante le condizioni precarie sotto ogni punto vista – fisico ed emotivo – Michael Jordan decide comunque di scendere in campo per gara 5 delle Finals NBA contro gli Utah Jazz. Quello che segue è nulla meno che straordinario: MJ riesce non solo a giocare ma ad avere un impatto decisivo sulla partita.
Jordan dimostra fin dai primi minuti una tenacia incredibile; ogni azione sembra costargli un enorme sforzo fisico ed energetico ma ciò nonostante continua a segnare punti cruciali per i suoi Bulls.
L’impatto dei compagni come Scottie Pippen e Tony Kukoc è fondamentale nel supportarlo durante questa battaglia epica sul parquet; insieme conducono Chicago alla vittoria con uno scarto minimo ma sufficiente per portarsi sul 3-2 nella serie.
Ogni volta che rientra in panchina durante i time-out gli viene applicata una borsa del ghiaccio sul collo nel tentativo disperato di alleviare i sintomi della febbre alta e dell’intossicazione alimentare (o qualunque cosa fosse). Nonostante ciò continua ad insistere ed esercitarsi fino all’estremo delle sue forze.
L’ultimo quarto diventa teatro dell’affermazione definitiva della grandezza sportiva e umana di Michael Jordan: segna ben quindici puntini solo nell’ultimo periodo portando così il totale personale a trentotto puntini accompagnati da sette rimbalzi cinque assist tre rubate ed uno stoppata.
Il suo contributo si rivela determinante nei momenti finalissimi quando riesce addirittura ad andar segno con un tiro da tre puntini decisivo mettendo così fine alle speranze degli Utah Jazz d’invertire l’esito dell’incontro.
Michael Jordan dimostra ancora una volta perché viene considerato uno dei più grandi atleti nella storia dello sport mondiale superando ostacoli insormontabili attraverso pura volontà forza d’animo capacità tecniche eccezionalmente elevate rendendo quella serata indimenticabile sia per lui sia per tutti coloro hanno avuto fortuna d’assistervici dal vivo o tramite schermo televisivo