Lo sapete che il basket ha rischiato di essere cancellato per sempre? Sarebbe stato un vero e proprio dramma sportivo per milioni di appassionati.
Meno seguito in Italia, anche se sta crescendo l’interesse soprattutto attorno all’Eurolega, in molti paesi, come gli Stati Uniti, è considerato il primo sport nazionale.
Andiamo a leggere una storia piuttosto particolare.
L’uomo che ha salvato il basket
Quando David Stern è diventato commissioner della NBA nel 1984, ha ereditato una situazione tutt’altro che rosea. La lega era economicamente instabile e poco attraente per le televisioni, confinata entro i limiti nazionali senza alcuna prospettiva di espansione internazionale. In questo contesto, il compito di Stern non era semplicemente quello di gestire una lega sportiva, ma di salvarla dal possibile dissesto finanziario. La sua formazione come avvocato in uno dei più rinomati studi legali del paese lo aveva preparato a questo enorme compito.
Il primo incontro significativo tra Stern e la NBA avvenne ben prima del suo incarico come commissioner, durante la causa intentata da Oscar Robertson contro la lega. Questo processo fu cruciale per il futuro della NBA poiché portò alla concessione ai giocatori della possibilità di diventare free agent al termine dei loro contratti. Questo evento segnò l’inizio dell’era del “player empowerment”, un concetto chiave nella visione futura della lega sotto la guida di Stern.
Uno degli aspetti più problematici che Stern dovette affrontare nei suoi primi anni fu il diffuso uso di droghe tra i giocatori. Conscio del danno d’immagine che questo comportava per la lega, introdusse test antidroga obbligatori e una politica di tolleranza zero verso le violazioni delle norme antidroga. Queste misure furono decisive nel ripulire l’immagine della NBA e ristabilire un ambiente professionale all’interno della lega.
Stern capì presto l’importanza delle star del basket nell’attrarre fan e investimenti televisivi. Sotto la sua guida, la NBA trasformò le sue figure più carismatiche in veri e propri brand personalizzati, aumentando esponenzialmente l’appetibilità della lega per le emittenti TV nazionali ed internazionali. Grazie a questa strategia visionaria, passò dall’avere difficoltà a trovare spazio televisivo a lanciare il proprio canale dedicato, NBA TV.
Una delle mosse amministrative più significative effettuate da Stern fu l’introduzione del salary cap nel 1984 con lo scopo dichiarato di mantenere un certo equilibrio competitivo all’interno della lega. Sebbene questa decisione fosse stata oggetto di critiche, contribuì a modellare un panorama competitivo più equilibrato tra le franchigie.
Una serie di problemi e le soluzioni
Forse uno degli aspetti più rivoluzionari dell’era Stern fu lo sforzo profuso nella globalizzazione del basket attraverso il Dream Team alle Olimpiadi del 1992 a Barcellona. Questo non solo servì come vetrina mondiale per mostrare il meglio che la NBA aveva da offrire ma aprì anche le porte ad un numero sempre maggiore di talenti internazionali verso la lega americana.
La gestione da parte di Stern dell’annuncio dell’HIV positività da parte Magic Johnson dimostrò non solo sensibilità umana ma anche grande lungimiranza manageriale; scegliendo non solo supportarlo pubblicamente ma anche promuovere una campagna informativa sull’HIV/AIDS attraverso gli canali della NBA.
Nel corso degli anni ’90 e 2000, sotto la guida visionaria de David Stern, la Nba abbracciò pienamente le nuove tecnologie digitalizzando contenuti ed espandendo ulteriormente il proprio brand su scala globale grazie ad internet ed ai social media ,anticipando quella che sarebbe stata poi definitivamente consacrata come era digitale .
David Stern ha indubbiamente lasciato un segno indelebile nella storia dello sport professionistico americano. Attraverso innovazioni, politiche audaci ed una leadership ferma è riuscito trasformare radicalmente sia immagine sia economia della Nba rendendola quello che è oggi: una delle realtà sportive più seguite amate al mondo .